SS. Cristu – Canicattini Bagni (SR)

Data della Festa:
Venerdì Santo

Nell’ambito delle manifestazioni che riguardano la Settimana Santa in Sicilia, ricche di significato religioso e non solo, derivate da usi e tradizioni oramai radicati nella tradizione locale, a Canicattini Bagni, centro collinare della provincia di Siracusa, la sera del Venerdì Santo, nota come “A SIRA RO SANTISSIMU CRISTU”, si vivono momenti ricchi di devozione e tradizione che non si ripetono in altri Comuni della Sicilia. Canicattini Bagni ha la peculiarità che si porta in processione l’ECCE HOMO (Cristo flagellato), invece del Cristo Crocifisso o Cristo morto, oppure gruppi statuari. A rendere ancora più suggestiva l’intera processione è la presenza dei “NURI” che intonano “U LAMIENTU” (canto tipico della Settimana Santa).
Alle ore 17.00 inizia la funzione religiosa con il sacerdote, che indossa paramenti rossi, il quale si prostra a terra e rimane in silenzio, pregando per qualche istante in tale posizione. Quando si rialza ha inizio la celebrazione liturgica suddivisa in tre momenti:
– Liturgia della Parola
– Adorazione della Croce
– Comunione
Dopo il rito della Comunione ha inizio la predica che termina allorquando il predicatore, appositamente invitato, pronuncia “Ecce Homo”. In quel preciso istante viene svelato il simulacro “Ro Santissimu Cristu” che viene accolto dal grido unanime dei “NURI” che urlano a squarcia gola “Evviva u Santissimu Cristu”.
Il simulacro dell’Ecce Homo, detto “U SANTISSIMU CRISTU” (il Santissimo Cristo), viene collocato “Na Vara”, un fercolo di legno in stile gotico. Apre la processione, che dura ben cinque ore e più, uno stendardo nero, seguono i fedeli, le varie Associazioni operanti a Canicattini Bagni, che si alternano a portare a spalla il fercolo, i “NURI” (Nudi), il simulacro, le autorità civili, la banda ed infine un’inverosimile folla di persone raccolta in un religioso silenzio. La peculiarità di questa processione è la presenza dei “NURI” (Nudi) che durante la processione intonano “U LAMIENTU” (lamento) tipico canto popolare della Settimana Santa. Al lamento si alterna una cantilena detta “U cantu re Virginieddi” (il canto delle vergini) eseguito da ragazze vestite di bianco; ogni tanto la processione viene interrotta all’improvviso dallo sparo di mortaretti detti in gergo locale “maschiata”. Lo sparo di questi mortaretti avviene per “prummisioni” (promessa o devozione) al Santissimo Cristo.
Dal punto di vista iconografico, nelle varie Chiese della Sicilia abbiamo molte testimonianze artistiche per quanto concerne l’Ecce Homo, quel Gesù Cristo che dopo essere stato flagellato, incoronato di spine e deriso dai soldati, viene presentato da Pilato alla folla. Si può ritenere, attraverso un’attenta analisi dei materiali utilizzati che l’Ecce Homo di Canicattini Bagni risalga alla fine del’600. L’ autore del simulacro è sconosciuto e non ha minimamente tenuto conto delle nozioni di anatomia, trascurando anche le proporzioni umane; inoltre ha concentrato tutta la sua abilità d’artista sul volto, profondamente espressivo e sofferente. La statua, alta cm. 130, è costituita da una sovrapposizione di strati di carta, con all’ interno paglia, modellati nella fase conclusiva con stucco. L’ asse interno è in ferola (legno leggero), mentre il perizoma è in tela gessata con un nodo sul lato destro. Nel corso degli anni ha subito alcuni restauri al fine di conservare e di preservare l’intera opera. Il simulacro poggia su una base in legno mentre le mani reggono una verga in argento, simbolo dello scettro regale. Una mantella rossa avvolge in parte l’intero simulacro.
L’altare del SS. Cristo, costruito agli inizi del ‘900, è in pietra da taglio falsamente marmorizzato. Quattro colonne corinzie sorreggono un frontone, al centro del quale viene riportato uno stemma con i simboli della passione ed infine chiude l’ estremità una grande corona. La nicchia ha lo sportello in legno e l’interno ricoperto da una pregiata stoffa damascata; per tutto l’intero anno rimane sempre coperta da una tenda damascata di color rosso porpora, in segno di devozione e di rispetto; viene aperta solamente nei Venerdì di Quaresima, il giorno del Venerdì Santo e per la festa di San Sebastiano.
I NURI (Nudi o Ignudi) sono uomini che per voto o per grazia ricevuta, solo quella particolare sera, sono vestiti con pantaloni, camicia e calze bianchi (scalzi); sulle spalle portano una mantella rossa sulla quale sono cucite al centro ed ai lati delle croci color giallo-oro, ad imitazione del simulacro; alcuni invece indossano un particolare “Scialle” di lana o di lana – seta di colore rosso cupo, con tipiche decorazioni orientaleggianti. Lo “Scialle”, lavorato anticamente con i telai, verso la fine dell’ 800 s’indossava in particolari occasioni, quali matrimoni o feste; inoltre i “NURI” portano al collo una corda intrecciata di “liama” (ampelodesmo) detta “U Pasturuni” annodata a mò di cappio, tipico delle Compagnie dei Penitenti. La testa è coperta da un fazzoletto annodato “A Trinciettu” (legato dietro la nuca) sul quale viene posto “U Circu” (corona) intrecciata con verghe della pianta selvatica “mitavira” (ampelodesmo). Ciascuno tiene in mano una cannuccia, simbolo dello scettro regale, alla cui estremità superiore viene inserita un’immagine piccola del SS. Cristo, tenuta fissa con un nastrino rosso legato a fiocco.
Il lamento conosciuto nell’ ambito canicattinese come “U Lamientu ro Santissimu Cristu” (il lamento del Santissimo Cristo), è un tipico canto popolare della Settimana Santa e viene intonato dai “Nuri” durante la processione del Venerdì Santo. Pur nelle sue diverse versioni giunte sino ai giorni nostri, riesce tuttavia a far commuovere colui che lo ascolta. Il testo, in dialetto siciliano, parla della Passione e Morte di Gesù Cristo; infatti nel canto, molto commovente e suggestivo, rievoca i patimenti della Passione di Cristo e in esso si celano dolore, tormento, pianto e sofferenza di cui Gesù Cristo e la madre Maria, sono i protagonisti principali.

Testo a cura del nostro collaboratore Michele Bordonaro

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Foto a cura del nostro collaboratore Michele Bordonaro

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